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La Provincia di Oristano

TERRENI FERTILI DAGLI ANTICHI VULCANI

Oristano è situata al centro della vasta pianura del Campidano Oristanese ed al centro della Sardegna lungo la costa occidentale.

Pur non essendo molto vasto, il suo territorio offre comunque una notevole varietà paesaggistica, dalle spiagge sabbiose agli altopiani basaltici ai ripidi dirupi del Montiferru. La sopravvivenza dell’uomo è in tal modo sempre stata garantita da spiagge riparate con insenature protette dai venti, approdi facili e pescosi; zone erbose per allevare gli animali e terreni pianeggianti per la coltivazione;

montagne con boschi ricchi di legname ed inaccessibili punti di difesa. La presenza di selvaggina e stagni favorì l’insediamento dell’uomo anche nelle zone interne.

Il deserto sabbioso del Sinis, la pianura del Campidano, i vasti stagni pescosi, i monti Arci, Grighini e il Montiferru, le vallate del Tirso e del Temo hanno impresso il segno della varietà a tutto l’ambiente condizionando la vita degli abitanti.

Geologicamente il territorio è figlio di notevoli sommovimenti vulcanici (i monti intorno alla zona erano attivissimi vulcani la cui lava scendeva fino al mare e di essi  zimangono esempi le impressionanti falesie della costa settentrionale) a cui seguì una lenta azione di erosione da parte delle piogge e dei fiumi che colmarono la fossa campidanese ed originarono l’attuale pianura.

L’origine vulcanica del territorio è facilmente riconoscibile dalla presenza di rocce laviche e di fenomeni termali presenti in molti luoghi (famose le acque di Fordongianus).

Il suolo è sabbioso e leggero e adatto a ogni tipo di coltura. Oltre a queste notevoli attrattive naturali Oristano e la sua provincia si presentano anche come centri di notevole interesse per il loro passato storico di cui conservano notevoli testimonianze.

 

CON LA PIETRA DI THARROS SI EDIFICA LA NUOVA ORISTANO

Le tracce più antiche della presenza umana nell’Oristanese risalgono al VI millennio a.C. quando alcune comunità si insediarono nella zona (aree sepolcrali di Conca ‘e Illonis e Cùccuru is Arrìus presso Cabras). Del Neolitico recente sono invece i dolmen (un tipo di sepoltura megalitica costituita da tre grosse pietre, o più, piantate in modo verticale nel terreno che sorreggono un masso disposto orizzontalmente) e le domus de janas (sepolcri ipogeici scavati nelle rocce utilizzati come tombe collettive). Un importante esempio del primo tipo è il complesso Is Cirquittus, vicino a Laconi, ascrivibile alla cultura di Ozieri (3200- 2800 a.C.) ed alle culture di Filigosa e Abealzu (2800-

2400 a.C.). Esempi di domus de janas sono quelle di Chirisconis, vicino a Suni, e quella di “Genn ‘e Xabisi” a Villa Sant’Antonio, considerate tra le più interessanti della Sardegna. Dopo questa fase nel XV secolo a.C. iniziò a diffondersi la civiltà dei nuraghi, tipiche costruzioni tronco-coniche destinate alla difesa dei villaggi. Sul promontorio di Capo San Marco per esempio troviamo il nuraghe Baboe Cabitza e vicino un altro più piccolo, rivolto al mare, mentre di grande bellezza sono quelli situati nell’entroterra (Nuraghe Losa di Abbasanta, Iloi di Sedilo, Domu Beccia di Uras, ecc.).

 

DI QUESTO PERIODO STORICO vanno segnalate anche altre strutture architettoniche molto particolari quali le tombe dei giganti ed i templi a pozzo, il più bello dei quali (a Paulilatino) ha avuto l’appellativo di “magistra barbaritas” da parte dello studioso Lilliu. Nel IX secolo iniziarono i primi sbarchi dei mercanti fenici sempre alla ricerca di comodi approdi e di popolazioni con cui commerciare. In questi luoghi si trovava quella che fu la progenitrice di Oristano: Tharros, città fenicia sulle coste del Sinis, importante centro di scambi commerciali, abitata da pescatori e contadini, e che fu abbandonata presumibilmente per sfuggire alle sempre più frequenti incursioni dei Mori. Nel IX secolo a.C. era già un centro notevole dove si incrociavano genti e culture. Fu infatti porto fenicio e città-fortezza popolata e ricca; continuò ad essere importante per i Cartaginesi, quindi per i Romani, che subentrarono dopo le guerre puniche. La conquista romana fu a lungo osteggiata dagli abitanti di questi luoghi, ma alla fine i ribelli vennero duramente sconfitti a Cornus, a nord di Tharros (lungo la statale 292, circa un chilometro a sud di Santa Caterina di Pittinuri, si trova il complesso paleocristiano in cui sono visibili i resti di una basilica sepolcrale del IV-V secolo con annesso un battistero e una seconda basilica), dove si era concentrata la resistenza antiromana.

 

DEL PERIODO DI DOMINAZIONE ROMANA sono stati portati alla luce ultimamente alcuni edifici termali di notevole interesse. Anche nella non lontana Forum Traiani (l’odierna Fordongianus) è stato scoperto un interessante complesso termale (Aquae Ypsitanae). Fino al 1000 Tharros mantenne un ruolo di preminenza rispetto ai paesi vicini, poi con le continue incursioni dei Saraceni, gli abitanti furono costretti a spostarsi verso l’interno. Il trasferimento è ricordato dalla tradizione locale con l’espressione “Portant de Tharros sa perda a carros”, che significa “portano da Tharros la pietra a carrettate”, il che vorrebbe alludere alla costruzione del nuovo centro con l’ausilio dei materiali del vecchio insediamento. La nuova città fu chiamata Maristanis o Aristanis, cioè “fra gli stagni”. Nel 534 d.C. i Bizantini occupano la Sardegna facendone una loro provincia ed il loro governatore (judex provinciae) si stabilisce a Cagliari.

Nel 636 il geografo Giorgio Ciprio nella sua “Descriptio Orbis Romani” nomina un “Aristanes limne”, e lo indica come “Portu” o “Lacus”; “Portu” infatti verrà chiamato per secoli il circuito delle mura intorno alla città.

 

NEL MEDIOEVO all’esterno del “Portu” esistevano cinque sobborghi: “Sa Maddalena” (La Maddalena), “Su Brugu” (Nono), “Pontixeddu” (Ponticello), “Santu Lazzaru” (San Lazzaro), “Is Crogioaxus” (Vasai). Tra il XIII e il XV secolo quando ormai il potere e l’influenza dell’impero bizantino si era affievolito, si formarono in Sardegna quattro importanti Giudicati: Calari, Torres, Gallura e Arborea. Oristano divenne capitale del Giudicato di Arborea, e per la sua posizione mediana e la sua economia florida aspirava alla supremazia sugli altri Giudicati, su gran parte dei quali per un certo periodo riuscì ad estendere la sua sovranità. Per almeno tre secoli il capoluogo fu protagonista di importanti avvenimenti, spesso ingigantiti dalla leggenda e dalla tradizione, e trovò il suo massimo splendore nei periodi di governo di Mariano IV e di Eleonora di Arborea durante i quali Oristano controlla tutta la Sardegna ad eccezione di Cagliari ed Alghero. Dal punto di vista artistico ad una fase di grandi edifici Romanici costruiti nel XII secolo (quali la cattedrale di Santa Giusta) fece seguito un periodo gotico molto importante al quale risalgono le mura e le torri di Oristano.

Fuori dalla città tra l’XI e il XII secolo vennero edificati due importanti complessi difensivi; uno, il Castello Malaspina, sulla cima del colle che sovrasta Bosa, l’altro, il Castello Aymerich, situato in posizione strategica e visibile ancor’oggi all’interno del bellissimo parco omonimo nei pressi di Laconi.

La storia di Oristano è legata anche alle vicende storiche che si svolsero fuori dell’isola, tra le Repubbliche marinare di Genova e Pisa, impegnate ad estendere il loro dominio nel Mediterraneo e sull’isola. Nel 1164 a Pavia il giudice Barisone venne nominato Re di Sardegna dall’imperatore Federico Barbarossa. Tuttavia il sogno di unificare l’isola sotto il Giudicato D’Arborea sarà destinato a non realizzarsi mai. Nel 1187 Guglielmo di Massa invase la città saccheggiandola e facendosi eleggere giudice. Nel 1378 una relazione degli ambasciatori del duca d’Angiò presentò la città con edifici pubblici notevoli: chiese e congregazioni religiose, mura, torri, porte. Una città importante dunque, come testimonia il fatto che nel 1388 la popolazione partecipò alla firma dell’atto di pacificazione tra Giovanni d’Aragona ed Eleonora D’Arborea.

Nel 1409 Guglielmo II venne sconfitto a Sanluri dall’esercito del regno di Sardegna ed un ultimo tentativo di mantenere l’indipendenza fu stroncato a Macomer nel 1478. Subito dopo il regno di Sardegna, e quindi anche Oristano passarono sotto la dominazione spagnola.

 

CON GLI SPAGNOLI INIZIA IL DECLINO

Con la resa di Macomer del 1478 terminò il sogno di indipendenza, e iniziò il periodo dell’incontrastato dominio spagnolo che, unito alle continue epidemie di peste e scorrerie piratesche, portò l’isola ad un irrimediabile declino.

Neppure con l’avvento dei Savoia, avvenuto nel 1718 in seguito al trattato di Londra, la situazione accennò a migliorare: la città rimase quella medioevale, e non solo urbanisticamente. Oristano venne privata delle funzioni amministrative e venne lasciata all’abbandono. Dovranno  assare molti anni prima che l’attenzione dell’amministrazione sabauda si incentri sui suoi gravissimi problemi.

Le vicende storiche della città trovarono riscontro nell’urbanistica: di spiccata impronta medioevale nel  periodo giudicale, con le case disposte in modo compatto all’interno delle mura, con le caratteristiche strade strette e tortuose e le piccole piazze. Le case basse e modeste in  ladiri” (mattoni di fango e paglia fatti essiccare al sole), con orti e giardini retrostanti, si alternavano alle case della borghesia e ad alcuni palazzotti signorili. Il centro amministrativo si trovava verso la Porta Mare, mentre il centro commerciale era situato verso la Porta Pontis, o Porta

Manna. L’assetto medioevale della città fu mantenuto intatto lungo il corso dei secoli, fino ad arrivare all’unità d’Italia. A partire dalla seconda metà del XIX secolo furono apportati radicali cambiamenti, come l’eliminazione delle primitive viuzze e l’attuale conformazione di corso Umberto e della piazza Eleonora, oggi centro della città, e la sistemazione di ulteriori vie e piazze. Lavori ed ampliamenti proseguirono all’inizio del nostro secolo, con l’abbattimento della torre della Porta Mare, gemella della torre di San Cristoforo di Mariano II e delle mura attigue. Si continuò con lo sventramento dell’antico centro con la realizzazione della piazzetta Corrias e il progressivo ingrandimento della città. Oggi Oristano presenta un fascino tranquillo, a forma radiocentrica da piazza Eleonora con direttrici per i punti cardinali. L’urbanizzazione si è estesa soprattutto con case basse, con cortile retrostante, nonostante la realizzazione di quartieri nuovi, con edifici a diversi piani. Sono nati così i quartieri di Città Giardino, Sa Rodia, Sacro Cuore, San Nicola, Torangius e Cuccuru ‘e Portu.